I Comuni Il pd Corritore: l'allarme c'è
MILANO - E ora? Sarà corsa ai derivati e alla finanza «complessa» con la maggiore autonomia locale in arrivo grazie al federalismo fiscale? Il dubbio non è certo campato in aria a soli due giorni dal nuovo capitolo dell'affaire «Madunina» e al sequestro di 400 milioni in Ubs, Deutsche Bank, JP Morgan e Depfa Bank, la banche coinvolte nell'inchiesta sui contratti derivati del Comune di Milano. Il sentimento generale a caldo non sembra di preoccupazione. «Non ho ancora fatto una riflessione approfondita sul tema ma, epidermicamente, direi che non ci dovrebbe essere un impatto di rilievo. Sicuramente nulla potrà cambiare per i contratti in essere ma non vedo riflessi nemmeno per quelli nuovi» risponde l'ex Ragioniere generale dello Stato, Andrea Monorchio, oggi presidente onorario di MTM, società di consulenza sui derivati che segue una delle quattro banche a Milano. È d'accordo con lui anche Pietro Maria Tantalo, socio di MTM, e partner dello studio legale Orrick. «Nel breve termine non mi attendo conseguenze anche perché sulla scia del "terrorismo" che è stato fatto sulla questione, gli amministratori locali ci penseranno bene prima di proporre in giunta la copertura con strumenti derivati. Ma nel medio periodo l'effetto potrebbe essere anche positivo con un uso più adeguato di questi strumenti».
«Allo stato attuale delle informazioni - dice al telefono il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino tra un voto in consiglio e l'altro - è difficile dare una risposta ma a occhio non mi sembra che ci possa essere un impatto del federalismo fiscale sull'uso dei derivati. Non vedo un nesso meccanico». Anche perché, in effetti, i due livelli sono distinti, motivo per cui Vasco Errani preferisce non dare nessun giudizio: il federalismo riguarderà il reperimento delle risorse, mentre i derivati sono stati usati nella ristrutturazione del debito degli enti locali. Senza contare che, al netto dei tempi di attuazione della riforma, la sottoscrizione di nuovi contratti è congelata in attesa dei nuovi regolamenti del Tesoro. Ma è anche vero che in taluni casi il grosso successo «locale» (ma anche nazionale) dei derivati era esploso grazie alla possibilità tramite gli swap sui tassi di interesse di rinviare gli impegni e dunque di liberare risorse (nel caso del Comune di Roma, per esempio, uno dei contratti prevedeva il congelamento per un anno del pagamento delle cedole).
Insomma, qualche link potrebbe anche esserci. E, anzi, gli argomenti sono avvitati «pericolosamente» per Davide Corritore, ex top manager Deutsche Bank e oggi esponente del Pd che per primo ha sollevato il caso dei derivati di Milano. «Per giudicare il federalismo fiscale sarebbe necessario attuare anche un "federalismo" dei debiti e dei rischi a livello locale. Quant'è il mark to market (cioè il valore attuale di mercato; ndr) dei miliardi di operazioni in derivati in giro per l'Italia? Conosciamo il valore aggregato, ma non quello dei singoli enti. Come si possono giudicare le decisioni prese a livello locale senza conoscere i rischi che hanno preso per i prossimi 30 anni sul debito ? E questo senza contare che l'ammontare di queste operazioni pesa sul rischio Paese».