venerdì 1 maggio 2009

Rassegna stampa derivati

Data pubblicazione  30/04/2009

Autore  Il Corriere della Sera


La tentazione della corsa ai derivati Ma Monorchio: non vedo il rischio 
I Comuni Il pd Corritore: l'allarme c'è 
MILANO - E ora? Sarà corsa ai derivati e alla finanza «complessa» con la maggiore autonomia locale in arrivo grazie al federalismo fiscale? Il dubbio non è certo campato in aria a soli due giorni dal nuovo capitolo dell'affaire «Madunina» e al sequestro di 400 milioni in Ubs, Deutsche Bank, JP Morgan e Depfa Bank, la banche coinvolte nell'inchiesta sui contratti derivati del Comune di Milano. Il sentimento generale a caldo non sembra di preoccupazione. «Non ho ancora fatto una riflessione approfondita sul tema ma, epidermicamente, direi che non ci dovrebbe essere un impatto di rilievo. Sicuramente nulla potrà cambiare per i contratti in essere ma non vedo riflessi nemmeno per quelli nuovi» risponde l'ex Ragioniere generale dello Stato, Andrea Monorchio, oggi presidente onorario di MTM, società di consulenza sui derivati che segue una delle quattro banche a Milano. È d'accordo con lui anche Pietro Maria Tantalo, socio di MTM, e partner dello studio legale Orrick. «Nel breve termine non mi attendo conseguenze anche perché sulla scia del "terrorismo" che è stato fatto sulla questione, gli amministratori locali ci penseranno bene prima di proporre in giunta la copertura con strumenti derivati. Ma nel medio periodo l'effetto potrebbe essere anche positivo con un uso più adeguato di questi strumenti». 
«Allo stato attuale delle informazioni - dice al telefono il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino tra un voto in consiglio e l'altro - è difficile dare una risposta ma a occhio non mi sembra che ci possa essere un impatto del federalismo fiscale sull'uso dei derivati. Non vedo un nesso meccanico». Anche perché, in effetti, i due livelli sono distinti, motivo per cui Vasco Errani preferisce non dare nessun giudizio: il federalismo riguarderà il reperimento delle risorse, mentre i derivati sono stati usati nella ristrutturazione del debito degli enti locali. Senza contare che, al netto dei tempi di attuazione della riforma, la sottoscrizione di nuovi contratti è congelata in attesa dei nuovi regolamenti del Tesoro. Ma è anche vero che in taluni casi il grosso successo «locale» (ma anche nazionale) dei derivati era esploso grazie alla possibilità tramite gli swap sui tassi di interesse di rinviare gli impegni e dunque di liberare risorse (nel caso del Comune di Roma, per esempio, uno dei contratti prevedeva il congelamento per un anno del pagamento delle cedole). 
Insomma, qualche link potrebbe anche esserci. E, anzi, gli argomenti sono avvitati «pericolosamente» per Davide Corritore, ex top manager Deutsche Bank e oggi esponente del Pd che per primo ha sollevato il caso dei derivati di Milano. «Per giudicare il federalismo fiscale sarebbe necessario attuare anche un "federalismo" dei debiti e dei rischi a livello locale. Quant'è il mark to market (cioè il valore attuale di mercato; ndr) dei miliardi di operazioni in derivati in giro per l'Italia? Conosciamo il valore aggregato, ma non quello dei singoli enti. Come si possono giudicare le decisioni prese a livello locale senza conoscere i rischi che hanno preso per i prossimi 30 anni sul debito ? E questo senza contare che l'ammontare di queste operazioni pesa sul rischio Paese».

Federalismo fiscale è legge: le novità


Roma Capitale. L'Aula del Senato ha approvato l'articolo 24 della riforma che danno nuove funzioni alla città. Funzioni disciplinate da regolamenti del consiglio comunale che diventa Assemblea capitolina.


Il Comune diventa un ente territoriale con speciale autonomia statutaria, amministrativa e finanziaria. 



L'ente territoriale avrà nuove funzioni amministrative in varie materie: valorizzazione dei beni storici, artistici, ambientali e fluviali in accordo con il Ministero per i Beni e le attività culturali; sviluppo economico e sociale di Roma capitale, con particolare riferimento al settore produttivo e turistico; sviluppo urbano e la pianificazione territoriale; edilizia pubblica e privata e l'organizzazione e il funzionamento dei servizi urbani, con particolare riferimento al trasporto pubblico ed alla mobilità.


Da spesa storica a costo standard. L'obiettivo della riforma è quello di assicurare autonomia di entrata e spesa agli enti locali in modo da sostituire, gradualmente, per tutti i livelli di governo, il criterio della spesa storica con quello dei costi standard per i servizi fondamentali che devono costare ed essere erogati in modo uguale in tutto il Paese.


Autonomia, arriva fisco su misura. Il fisco diventa a più livelli, ognuno con propria autonomia, anche se nel rispetto dei principi di capacità contributiva e progressività previsti dalla Costituzione. Per quanto riguarda le Regioni, le funzioni fondamentali (assistenza, sanità e spese amministrative dell'istruzione) vanno coperte con gettito tributario valutato ad aliquota e base imponibile uniformi e in base a tributi propri derivati, istituiti con legge statale; addizionale regionale Irpef; compartecipazione all'Iva (in via prioritaria); quote di fondo perequativo; Irap, ma solo in via transitoria in vista di un superamento di questa imposta. Le altre funzioni sono finanziate con tributi propri e fondo di perequazione. Le spese essenziali dei Comuni (che riguardano territorio e ambiente, istruzione con gli asili nido o l'edilizia scolastica, viabilità, settore sociale...) vengono finanziate con le imposte immobiliari, un mix di compartecipazione a Iva e Irpef e fondo di perequazione. Per le altre ci sono tributi propri e compartecipazione a tributi regionali. Le funzioni fondamentali delle Province (tutela ambiente; trasporti; istruzione...), vengono finanziate con tributi connessi al trasporto su gomma; compartecipazione a tributi erariali; perequazione. Mentre per le altre il meccanismo è uguale a quello dei Comuni.


Fondo perequazione: solidarietà per prestazioni base. Il fondo perequativo è statale ed alimentato dal gettito da compartecipazione all'Iva assegnata per le spese relative alle prestazioni essenziali ma anche da una quota del gettito derivante dall'aliquota media di equilibrio di addizionale regionale all'Irpef assegnata per il finanziamento delle spese non riconducibili alle funzioni essenziali. Viene utilizzato, secondo il principio costituzionale del favore verso i territori a minore capacità fiscale e le sue quote vengono assegnate a ciascuna regione senza vincolo di destinazione. 

Nove città metropolitane, anche Reggio Calabria. Nel ddl viene delineato l'iter per l'istituzione di nove città metropolitane: Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli e Reggio Calabria. Percorso che prevede anche un referendum consultivo della popolazione, potrebbe anche portare - è previsto esplicitamente - alla cancellazione delle corrispondenti province.


Bicameralina. A dare il parere sui decreti attuativi della delega sarà una commissione bicamerale, composta da 15 deputati e 15 senatori nominati dai presidenti delle Camere che indicano, di comune accordo, anche il presidente.


Clausola salvaguardia. L'entrata in vigore del federalismo fiscale non può causare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.